I Beatles sono stati un gruppo musicale britannico, originario di Liverpool e in attività dal 1962 al 1970. Hanno segnato un'epoca non solo nella musica ma anche nel costume, nella moda e nella moderna pop art.
Considerati uno dei maggiori fenomeni della musica contemporanea, a distanza di vari decenni dal loro scioglimento ufficiale - e dopo la morte di due dei quattro componenti - i Beatles contano ancora su un vasto seguito. I loro lavori sono regolarmente commercializzati in versione digitale, ed arricchiti dal recupero di materiale inedito. Secondo la EMI, la casa discografica che tra il 1986 e il 1987 ne ha recuperato i diritti, le riedizioni dei loro dischi hanno venduto oltre un miliardo di copie. Per la rivista Rolling Stone, i Beatles rappresentano il gruppo musicale più importante ed influente del XX secolo. Numerosi sono i loro fan club, esistenti in ogni parte del mondo. Inoltre, l'aura - per molti versi non sempre codificabile secondo canoni comuni - che circonda lo sviluppo del loro successo a livello mediatico, e lo straordinario esito artistico raggiunto come musicisti rock, sono tuttora oggetto di studio da parte di persone appassionate o estranee al mondo della musica.
Storia del gruppo
Dai Quarrymen ai Beatles
Sabato 9 luglio 1958, nella chiesa di St.Peter a Liverpool, in occasione della festa annuale della parrocchia, era in corso un'esibizione dei The Quarrymen, il gruppo skiffle di cui era leader il sedicenne John Lennon. Ivan Vaughan, già compagno delle elementari di John, e componente della band, gli presentò il quindicenne Paul McCartney, all'epoca suo compagno di scuola al Liverpool Institute. Paul si presentò suonando Long Tall Sally di Little Richard e Twenty Flight Rock di Eddie Cochran.
Durante le sue esibizioni John usava cambiare parole e accordi a suo piacimento; rimase quindi colpito dalla memoria di Paul che ricordava alla perfezione testi e melodie. Sebbene John ben sapesse che invitare Paul a far parte del gruppo avrebbe significato condividerne la leadership, si risolse ben presto a chiedergli di entrare nei Quarrymen.
Dopo l'arrivo di Paul il gruppo abbandonò definitivamente lo skiffle, per concentrarsi decisamente sul rock, di cui Paul era un attento conoscitore di testi e musiche, nonché, come presto si scoprì, autore di proprie canzoni. Questa scoperta spinse anche John a cimentarsi nella composizione. Un anno dopo l'ingresso di Paul nel gruppo, questi contattò per un provino un altro ragazzo del Liverpool Institute, l'amico e compagno di scuolabus George Harrison. John ammise George nel gruppo dopo un provino che ebbe luogo proprio su un autobus, dopo averlo ascoltato cimentarsi in una impeccabile esecuzione di un pezzo strumentale, Raunchy. Nel 1960 fu un compagno di John all'Art college, lo scozzese Stuart "Stu" Sutcliffe a divenire il bassista dei Quarrymen. Pittore di grande talento, acquistò un basso-Hofner dopo aver venduto il suo primo quadro. Più tardi, quell'anno, prendendo spunto dai Crickets di Buddy Holly (grilli, in inglese), il complesso prese il nome di Beatles (dopo essere passati per Beetles - scarafaggi -, Long John & The Silver Beetles, Silver Beetles e altri). L'associazione fra il nome dei Beatles e quello degli scarafaggi è in realtà un errore grossolano anche se radicato in una leggenda: il nome comune inglese dello scarafaggio è in realtà cockroach, mentre con beetle si indicano genericamente i Coleotteri. L'errore, presumibilmente solo italiano, è probabilmente nato da una traduzione infelice del termine beetle e da una scarsa conoscenza degli Insetti[4][5]. La scelta del nome, in realtà, identificherebbe i Beatles con i maggiolini o gli scarabei e non con gli scarafaggi.
Fu John a scegliere il nome The Beatles, dopo aver sognato un uomo che sopra una torta fiammeggiante gli diceva: "Voi sarete i Beatles, con la A!". Lennon era anche affascinato dalle parole con doppi significati, come appunto cricket che significa sia grillo che il gioco del cricket, e Beatles che, come lui stesso affermò: "A sentirlo sembra scarafaggi, ma a leggerlo fa pensare alla musica Beat". Gli inizi furono, come accadeva all'epoca a quasi tutti i gruppi-rock, all'insegna di una dura gavetta e di difficoltà finanziarie. I Beatles non si caratterizzavano all'inizio della loro carriera per bravura. Mancavano di un batterista fisso; a loro si unì per un breve tempo il batterista 36enne Thomes Moore, che li lasciò dopo una sfortunata tourneé in Scozia come gruppo di accompagnamento del cantante Johnny Gentle. E soprattutto Sutcliffe aveva difficoltà a suonare il basso in modo soddisfacente. Per una serie di fortunate coincidenze, poiché altri gruppi di Liverpool non erano disponibili, il loro primo manager, Allan Williams, procurò loro una scrittura ad Amburgo, dove un' altra band di Liverpool, Derry and senior,stava esibendosi con successo. Mancavano però ancora di un batterista. In quel periodo i Beatles si esibivano in vari locali, fra cui il "Jacaranda" di Williams ed il "The Casbah" di Mona Best, dove notarono il figlio della proprietaria, tale Pete Best, che possedeva e suonava una batteria ma non aveva un proprio gruppo. Gli fu fatta una rapida audizione e immediatamente reclutato. Pochi giorni dopo i Beatles partivano per Amburgo. Ad Amburgo iniziò una vera trasformazione. Costretti dall'esigente titolare del locale in cui si esibivano a lunghe performance in cui dovevano produrre il massimo volume, la loro musica acquistò potenza e consapevolezza. Iniziò ad emergere la volontà di Paul di prendere il posto di Stuart al basso, e si formò lo stile e il repertorio che caratterizzerà i primi anni della loro attività.
Dal primo (fallito) provino a Love Me Do
Presto furono costretti a tornare a Liverpool a causa di alcuni problemi con la polizia tedesca, imbeccata dal primo impresario che li aveva sotto contratto ma che essi lasciarono per una più vantaggiosa scrittura. George era minorenne e non poteva lavorare legalmente; Pete e Paul, lasciato il loro vecchio e precario alloggio perché trasferitisi nella sistemazione procurata dal loro nuovo datore di lavoro, rientrando nottetempo per prendere le loro cose illuminarono la stanza con un profilattico appeso alle parete cui diedero fuoco, incendiando così la carta da parati, evento che provocò il loro arresto e quindi l'espulsione. Tuttavia, pochi mesi dopo essi ritornavano nella città tedesca con un contratto firmato senza l'intermediazione del loro manager, grazie agli estimatori che si erano conquistati. Nella seconda spedizione ad Amburgo si iniziò a delineare la definitiva line-up della band. Stuart Sutcliffe, ammesso all'Accademia d'arte di Amburgo, lasciò la musica per dedicarsi alla pittura, suo vero interesse. Al basso subentrò così Paul McCartney. Al ritorno da Amburgo essi iniziarono ad attrarre l'attenzione con la loro musica martellante e il loro aspetto: i capelli pettinati in avanti con la frangetta, le giacche di pelle o senza risvolti, il tutto completato da stivaletti, furono il contributo all'immagine dei Beatles dato della fidanzata tedesca di Stuart, Astrid Kirchner, e anche il look che sostanzialmente caratterizzò la band negli anni dell'esplosione. Iniziarono a suonare in un locale in Matthew street, il Cavern club, in cui si erano precedentemente esibiti con scarsi risultati, ma in cui ora richiamavano un vasto pubblico, soprattutto femminile. Presto trovarono un manager in Brian Epstein che, all'epoca, gestiva un negozio di elettrodomestici e dischi a Liverpool. Incuriosito dalla richiesta da parte di un loro fan di un disco da loro registrato in Germania, in cui in realtà essi accompagnavano il cantante solista Tony Sheridan incontrato ad Amburgo, e incoraggiato dal fatto che essi si esibissero nel Cavern club a poca distanza dal suo negozio, ci andò per conoscerli. Colpito dal loro carisma e dal richiamo di pubblico, si offrì di fare loro da manager. Anche per il fatto di aver rotto con il loro primo manager, Allan Williams, e limitandosi la loro attività quasi esclusivamente agli spettacoli quotidiani al Cavern club, dopo un'iniziale esitazione, accettarono. Da parte sua Epstein riuscì ad allargare il giro delle loro scritture, si impegnò a "ripulirli" , a "civilizzarli" adeguatamente per poi ottenere un provino ai Beatles con la Decca records per il giorno di capodanno del 1962.
Fu così che Mike Smith, osservatore della Decca Records, partì alla volta di Liverpool per ascoltare i Beatles e un altro gruppo locale, rimanendo favorevolmente impressionato dalle loro esibizioni al Cavern club. Spintisi fino a Londra per l'audizione i Beatles sciorinarono il meglio del loro repertorio, conservato per la storia nelle registrazioni rimaste nell'archivio della casa discografica. Nonostante il gradimento di Smith, la Decca preferì mettere sotto contratto un altro gruppo, per il fatto che quest'ultimo era di Londra e non della relativamente lontana Liverpool. Il fatto divenne aneddotico ed entrò a far parte della classica galleria di errori di valutazione della serie La parola agli esperti. Un paio d'anni dopo, la Decca, per ironia della sorte su raccomandazione di George Harrison, mise sotto contratto i Rolling Stones).
Dopo questo insuccesso, per puro caso, mentre Brian Epstein faceva realizzare un acetato dei pezzi dei Beatles nel celebre negozio HMV in Oxford street a Londra, un tecnico, colpito dalla musica che aveva sentito, lo indirizzò presso la EMI.
Fu solo l'insistenza di Brian Epstein e il fatto che egli fosse, con il negozio di famiglia, la NEMS, un importante distributore nel nord dell'Inghilterra, a convincere i dirigenti della EMI, che demandarono a George Martin il compito di ascoltare qualche traccia incisa dai Beatles.
Martin, all'epoca, era responsabile per la EMI dell'etichetta sussidiaria Parlophone, che si occupava di jazz e musica classica. Non era molto sintonizzato quindi con lo stile dei Beatles, ma avendo ascoltato su insistenza di Epstein parte del materiale da essi prodotto, decise di concedere loro un'audizione che si tenne il 6 giugno 1962 a Londra.
Furono registrati quattro pezzi, tra cui una versione del classico Besame Mucho cantata da Paul, e tre composizioni originali: Love Me Do, P.S. I Love You e Ask Me Why, sulle quali l'assistente di studio di George Martin, Ron Richards (che si fece carico della seduta di registrazione in attesa dell'arrivo di Martin), riteneva si potesse lavorare.
Fu solo a quel punto che i Beatles poterono avere un vero contratto discografico, anche se non molto vantaggioso per loro. Martin era convinto che si potesse trarre qualcosa di buono dal gruppo, ma certo non più di qualche migliaio di copie prima che la band cadesse nel dimenticatoio e si sciogliesse, come succedeva nella musica pop del tempo. Quando il 4 settembre 1962 i Beatles si ripresentarono in sala d'incisione, Ringo Starr sostituiva Pete Best alla batteria. Appena dopo la prima audizione, infatti, George Martin, insoddisfatto della batteria di Best, disse a Brian Epstein che avrebbe preferito un sessionman per le registrazioni in studio, mentre Best poteva andare bene per le esibizioni dal vivo. Questo fatto, oltre alla mancanza di un vero rapporto tra Best, dal carattere molto introverso, e gli altri componenti, la convinzione che Starr, che conoscevano bene per averlo incrociato ad Amburgo con il suo gruppo Rory Storm & the Hurricanes e averci suonato in qualche occasione, fosse il sostituto adatto convinsero il gruppo alla sostituzione il 16 agosto. Love Me Do fu il primo brano a essere inciso.
Martin, che nulla sapeva del cambio di formazione, aveva chiamato un batterista per sostituire Best, il sessionman Andy White, che registrò Love Me Do e P.S. I Love You. Ringo si adattò a suonare il tamburello come rinforzo al rullante in Love Me Do, mentre in P.S. I Love You era alle maracas. Venne pubblicato come singolo la versione con Andy White, mentre la versione dell'album vide Starr alla batteria. Il disco raggiunse il diciassettesimo posto nelle classifiche di vendita del Regno Unito, ma a Liverpool vendette moltissimo.
Una leggenda mai confermata vuole che il successo di vendite a Liverpool fu dovuto all'acquisto da parte di Brian Epstein di diecimila copie, la maggior parte delle quali giacquero invendute nel magazzino della Nems. Le accanite fans di Liverpool non comprarono il disco, convinte che il successo avrebbe portato i Beatles lontano dalla loro città.
Beatlemania
Dopo la buona affermazione di Love Me Do, i Beatles tornarono in studio per dare un seguito al loro esordio. George Martin, da buon professionista del ramo, aveva loro trovato una canzone con cui pensava essi potessero scalare la classifica delle vendite. Il titolo del pezzo era "How do you do it?" e l'autore era Mitch Murray. I Beatles fecero chiaramente capire che era la loro nuova composizione, Please please me, che intendevano registrare. Martin era di tutt'altro avviso, ma bastò che essi gliela facessero ascoltare perché il produttore cambiasse idea. Please please me fu il loro secondo 45 giri e raggiunse il primo posto della Hit parade inglese. Sarebbe stato il primo degli innumerevoli hits firmati Lennon-McCartney. Il successo del brano iniziò a far conoscere il gruppo su scala nazionale: uscito l'11 gennaio 1963 ebbe subito recensioni positive. Due mesi dopo, il 23 marzo, uscì l'album omonimo, che vendette subito 500.000 copie e raggiunse la vetta della classifica di vendita degli LP. Questo 33 giri che vedeva una originale copertina con la loro foto in costume di scena affacciati, baldanzosi e sorridenti, dalla ringhiera della casa editrice della EMI in Manchester street fu di fatto il primo passo del loro ingresso nella storia della musica pop. Notevole era il fatto che per la prima volta non si trattava di brani di altri autori, cioè cover, raffazzonate alla buona per mettere insieme il formato a 33 giri, come era comune per sfruttare rapidamente singoli di successo; ben otto brani su quattordici erano infatti di loro composizione. Con le apparizioni televisive negli show musicali, la loro immagine innovativa, la pettinatura, i vestiti, essi si conquistarono un istantaneo seguito tra gli adolescenti inglesi. Iniziò così la beatlemania: ogni loro concerto fu presto caratterizzato dalle urla assordanti delle fan che rendevano impossibile ascoltare il suono che producevano. Erano inoltre costretti a rocambolesche fughe per evitare l'assalto delle orde di ammiratrici. Ben presto però altri gruppi imitarono il loro look e il loro repertorio. Inizia così una fase nuova nella musica pop.
L'album seguente With the Beatles fu pubblicato il 22 novembre 1963 ed ebbe un consenso talmente grande, sia di pubblico sia di critica, che non fu nemmeno necessario promuoverlo con l'uscita di un singolo. La copertina era decisamente artistica e originale, così come gli otto brani firmati da Lennon-McCartney ed il primo firmato da Harrison intitolato Don't Bother Me. Divennero celeberrime All My Loving, ripresa da molti altri artisti e I Wanna Be Your Man con la quale i Rolling Stones centrarono il loro primo successo commerciale.
Accanto all'intensa attività in studio, si susseguivano senza sosta i concerti e i tour in vari Paesi del mondo.
Angela con i Beatles in una foto scattata nel corso del tour italiano del 1965 del quartetto di Liverpool
Le scene di delirio collettivo che si erano verificate oltre Atlantico, nel febbraio del 1964, in occasione della loro apparizione all' "Ed Sullivan show" e dei concerti al Washington Coliseum e a Miami e poi durante il primo vero tour dell'estate successiva che li lanciava sul mercato americano sembravano intramontabili. Durante l' apparizione all' "Ed Sullivan show" il numero di crimini riportati a New York fu molto vicino allo zero, e quelli minorili praticamente si azzerarono. George Harrison affermò nel film "The Beatles Anthology" : "Anche i criminali si fermarono a guardarci!" prendendo spunto dalle notizie, forse un po' sensazionalistiche, apparse sui quotidiani anglo-americani dell'epoca.
Il 10 luglio 1964 venne dato alle stampe A Hard Day's Night: il film omonimo fu un vero e proprio tributo alla Beatlemania; l'idea portante era di riprendere 36 ore della vita dei Fab Four nello stile di un documentario. Il disco si rivelò il migliore realizzato fino a quel momento e tutti i brani erano composti da loro. Il disco viene ricordato anche per l'introduzione della Rickenbacker 12 corde elettrica e del rivoluzionario stile, comtemporaneo a quello dei Byrds di Roger McGuinn. John Lennon con A Hard Day's Night incominciò a comporre una lunga serie di brani a sfondo filosofico-esistenziale-politico-sociale e non a caso i suoi libri, in quel periodo, ottennero premi letterari e riconoscimenti un po' ovunque. Paul McCartney si specializzò sempre di più nella produzione di canzoni melodiche, sentimentali ed accattivanti come And I Love Her e If I Feel, mostrando però una accuratezza tecnica sempre maggiore.
Instancabilmente proseguirono i loro tour dopo la pausa di 14 giorni dovuta alla registrazione dell'album e le scene di folle deliranti, composte soprattutto da ragazze urlanti, culminarono con lo storico concerto dell'agosto 1965 allo Shea Stadium di New York, davanti ad un pubblico di 55.000 persone, e si sarebbero ripetute sempre uguali dall'Europa all'Australia ad esclusione del loro ultimo tour americano contestato da alcuni gruppi di fanatici religiosi a causa di alcune avventate dichiarazioni di John Lennon sulla loro presunta maggiore popolarità ed incidenza rispetto a quella di Gesù Cristo. I giornalisti americani li assillarono continuamente su questo tema finché John Lennon riuscì a chiarire le sue tesi un volta per tutte ed a calmare un po' le acque; i Fab Four però vissero ugualmente l'ultima fase della tournée con il terrore di essere un bersaglio di qualche attentato. L'ultimo concerto dal vivo fu realizzato al Candlestick park di San Francisco, nell'agosto del 1966.
Attesi spasmodicamente anche in Italia, nel giugno del 1965, i Beatles effettuarono un mini-tour italiano e in ciascuno dei concerti - uno al pomeriggio ed uno alla sera - suonarono per poco più di mezz'ora (preceduti da artisti rock italiani come Angela, Peppino Di Capri, Fausto Leali e i New Dada); ma i fan che accorsero ad ascoltarli al Velodromo Vigorelli di Milano, al Palasport di Genova e al Teatro Adriano di Roma rimasero tutt'altro che delusi. Sarà l'unica volta che suoneranno in Italia.
Membri dell'Ordine dell'Impero Britannico
Nel pieno della carriera, i componenti del complesso furono nominati - a furor di popolo, ma soprattutto grazie ad una illuminante mossa politica del Primo Ministro Harold Wilson in cerca di consensi - Membri dell'Ordine dell'Impero Britannico dalla regina Elisabetta II (e pare che i quattro nell'occasione non abbiano risparmiato apprezzamenti poco regalmente corretti nei confronti dell'augusta sovrana, mentre ancor più certa, nonostante le smentite successive, pare la leggenda che i Fab Four abbiano consumato uno spinello nelle regali toilettes di Palazzo, anche se in realtà, come confermato successivamente dagli stessi Beatles nella loro Anthology, consumarono solo un'"innocente" sigaretta). La motivazione ufficiale del riconoscimento evidenziò più che i loro meriti artistici quelli economici; infatti i "Fab Four" fecero da traino alla zoppicante economia inglese che trovò un immediato giovamento dal made in England artistico diffusosi ormai in quasi tutto il pianeta. Conviene rammentare che raramente nel passato la Gran Bretagna aveva esportato cantanti, canzoni e composizioni e ormai veniva considerata una colonia americana per la musica leggera e una colonia italiana per il bel canto.
Anni più tardi, nel 1969, Lennon rinuncerà alle onorificenze restituendo la medaglia alla regina: fu un gesto clamoroso con cui intese protestare per il ruolo del Regno Unito nel Biafra e contro l'appoggio agli Stati Uniti in Vietnam e per il fatto che il suo disco "Cold Turkey" non arrivò in cima alla Hit Parade.
Molti anni dopo Paul McCartney fu promosso al grado di Cavaliere dell'Ordine dell'Impero Britannico, il che comporta il diritto al titolo di Sir davanti al nome.
Verso la maturità
Il poco tempo lasciato libero dalle tournée che si susseguivano a ritmo battente causò il passo indietro di Beatles for Sale, uscito il 27 novembre 1964. Il titolo sardonico ma emblematico, ideato da John Lennon, rifletteva le stesse impressioni del brano più gettonato che fu Eight Days A Week; la stanchezza aleggiava tra le note dell'album nonostante il più alto numero di covers presenti, ben sei, e per di più prese in prestito da autori della fama di Buddy Holly, Chuck Berry, Little Richard. Viene considerato l'album meno incisivo del gruppo.
Tale lavoro fu però un passo necessario per consentire il percorso evolutivo musicale esplicato dapprima con l'opera Help!, altro album di supporto a un film omonimo auto-indulgente nel quale i Beatles istrioneggiarono evidenziando più che altro il buon talento recitativo di Ringo Starr e un certo disinteresse di John Lennon per le riprese, proprio lui che in seguito otterrà premi cinematografici con la pellicola Come vinsi la guerra. Il disco evidenziò da una parte la passione di John Lennon per Dylan manifestata nella ballata You Have Got To Hide Your Love Away e la sua ricerca di testi sempre più elaborati e impegnati, dall'altra la continua ricerca di brani melodici, romantici, però indimenticabili fatta da Paul McCartney e culminata nella evergreen Yesterday.
Help fu pubblicato nell'agosto 1965 e solo 4 mesi più tardi la loro evoluzione li portò al risultato straordinario di Rubber Soul, raffinato e ricercato album, in cui compare per la prima volta il suono del sitar indiano, e le cui le sonorità presero il sopravvento sui temi trattati nei primi anni di carriera, volutamente non impegnati e frivoli, atti a conquistare più pubblico possibile. I Beatles erano adesso pronti anche a mettere pubblicamente su disco le riflessioni sul proprio ruolo di star e sull'importanza che essi, all'inizio incoscientemente e, mano mano, sempre più volontariamente, stavano assumendo nel panorama della musica occidentale e degli usi e dei costumi. Avevano ancora conservato una buona carica di idealismo giovanile e di ambizione personale; a quel punto della carriera si sentivano certamente investiti del carisma di leader di un movimento giovanile incandescente, magmatico, ribelle, propositivo ma anche tanto fragile, aleatorio, condizionabile. Inoltre percepivano di essere loro al centro del mondo occidentale avendo conquistato, per primi nella storia della musica moderna, fans trans-generazionali (dai teen-ager fino agli adulti e persino agli anziani); quindi seguirono la via della sperimentazione per innumerevoli motivi, cercando anche di stupire, di ammaliare e di guidare con ogni opera e ad ogni atto pubblico i loro fans. Assursero al ruolo di "profeti", più che ascetici però parecchio "mondani", necessari ad una massa in divenire alla ricerca di nuovi punti di riferimento.
Cominciò anche l'uso di stupefacenti come l'LSD, che ispirarono direttamente il testo e le suggestioni psichedeliche di molti brani.
Il titolo ("Soul di gomma") fu proposto da McCartney come una risposta alla crescente passione dei giovani inglesi verso la musica soul proveniente dall'America. L'album è pervaso da una atmosfera misticheggiante, le musiche appaiono fresche, imprevedibili, trascinanti; Paul McCartney confermò i suoi talenti in Drive My Car orchestrata da un piano straripante e virtuoso, da una chitarra scintillante, e dalle voci allusive e sbeffeggianti, mentre con Michelle cantò un inno all'amore dolciastro e sentimentale meritevole di innumerevoli cover; John Lennon raggiunse picchi di umorismo sardonico memorabili nelle sue indimenticabili ballate: in Norvegian Wood, compose un quadretto di un'avventura extraconiugale tanto grottesca quanto esistenzialista; in Nowhere Man, delineò un ritratto dell'uomo medio contemporaneo proteso verso falsi e inutili traguardi a causa della perdita del senso della vita; in Girl e con In My Life la vena ironica si accostò perfettamente a quella nostalgica e a quella romantica.
Secondo il periodico "Paralleli", colui che indusse, per la prima volta, i Beatles ad utilizzare stupefacenti, fu Bob Dylan. Si narra che il grande folk-singer, tra l'altro uno degli idoli del gruppo, durante la tournèe statunitense del 1964, si ritrovò con gli stessi nel bagno di un albergo. Toccando l'argomento, Lennon offrì a Dylan delle pillole di "Dexies", un eccitante che i Beatles assumevano durante la gavetta di Amburgo per sostenere al meglio gli stressanti ritmi di quelle notti. Dylan rifiutò proponendo di fumare un po' di erba. Il primo a provare fu Starr che dopo alcune boccate iniziò a ridere come un matto.
È il preludio alla fase della maturità artistica. Revolver iniziò la fase in cui la musica dei Beatles prendeva forma in lunghe e articolate sessioni in studio, sfruttando con abilità tutte le risorse fornite dalla primitiva tecnologia dell'epoca, ma arrivando a sfornare capolavori sul piano del suono, che sarebbe stato impossibile riprodurre in concerti dal vivo. Revolver parlò di amore, di droga, ma anche di tasse con il pezzo di apertura Taxman musicalmente brillante e con un testo acido verso i politici inglesi dell'epoca, composto e cantato da George Harrison. Parlò anche di morte con Tomorrow never knows di John Lennon che si era ispirato al Libro tibetano dei morti con la voce immersa tra i nastri e i suoni che girano al contrario in una perfetta anticipazione di Sgt. Pepper's; le canzoni di Paul McCartney Eleanor Rigby, For no one e Here, there and everywhere raggiungeranno una nitidezza non più eguagliata. I suoni si arricchiscono di strumenti indiani, e di molte altre innovazioni elaborate in studio in modo artigianale ma dalla grande resa finale.
Cominciarono gli anni delle lunghe sedute di registrazione in studio: non potendo riprodurre dal vivo le complesse sonorità dei brani presenti sui loro dischi a partire da Revolver, ma anche estenuati dalle tournée mondiali con tumultuose esibizioni in cui il suono del gruppo era letteralmente sommerso dalle urla delle fan, preocupati per le prime minacce piovute dai fanatici religiosi e infine allettati dall'ambizione di entrare nei libri di storia, non solo musicale, i Beatles interruppero l'attività dal vivo e si dedicarono esclusivamente all'attività in studio di registrazione (questa scelta rattristò Brian Epstein che si sentì a quel punto persino inutile e ingombrante anche se fu proprio lui a spingere i Fab Four verso il progetto di una etichetta indipendente).
Summer of Love
Nella mitica estate del 1967 uscì il disco considerato dalla maggioranza dei critici, il più importante della storia del rock: Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, che inizialmente fu pensato come un concept album che doveva rievocare gli anni della loro infanzia e adolescenza a Liverpool. Tuttavia, esigenze contrattuali imposero che venissero commercializzati come 45 giri i due brani del progetto già registrati :Penny Lane e Strawberry Fields Forever. Per la prima volta veniva pubblicato un 45 giri dal doppio lato A, cioè con due pezzi di pari livello. Ciononostante Sgt. Pepper conservò un'apparente compattezza, dovuta alle innovazioni sonore introdotte e al momento particolarmente ricettivo del pubblico, a dispetto del dislivello dei brani presenti nel disco. Anni dopo, John Lennon rivendicherà l'individualità dei suoi pezzi (Lucy in the Sky with Diamonds , A day in the life i più notevoli) affermando che sarebbero potuti stare in qualunque 33 giri dei Beatles, negando implicitamente che Sgt. Pepper fosse un "concept album".
L'uscita del disco provocò uno strappo nel panorama musicale: tutto, dalla copertina, ai suoni mai ascoltati prima, alla chiusura con la "epica" e "apocalittica" A Day in the Life, segnalano che eravamo ad un punto di non ritorno: da questo momento la musica pop poteva a ben diritto essere considerata arte. Nella copertina c'è un messaggio ironico all'indirizzo del loro gruppo rivale, costituito dalla frase "Welcome The Rolling Stones" stampata sulla maglietta di un pupazzo dalle fattezze di una bimba col viso di Shirley Temple. Jimi Hendrix rese onore all'uscita dell'album producendo rapidamente una cover del brano di apertura spesso eseguita durante i suoi concerti.
Il 25 giugno registrarono dal vivo negli studi EMI la Lennoniana All You Need Is Love che assurgerà al ruolo di inno dei figli dei fiori e dei movimenti di protesta sessantottini; fu lanciata in mondovisione durante la prima trasmissione internazionale televisiva via satellite e rappresentò simbolicamente tutto il movimento artistico musicale britannico e decorosamente la nascente generazione dell'amore.
Famosi ma non infallibili: così i Beatles si scoprirono in quella estate: tra le altre cose, il loro terzo film (destinato alla televisione) Magical Mystery Tour, di cui firmano - e sarà l'unica volta - la regia, si rivelerà un fiasco. Quella stessa estate, infine, il loro "scopritore" e manager storico Brian Epstein verrà trovato morto nella sua stanza, per un letale mix di alcool e psicofarmaci. La complessa macchina organizzativa e soprattutto amministrativa del gruppo si trovò così all'improvviso senza una guida.
Primi contrasti
Il 1968 si aprì con un viaggio in India presso il Maharishi Mahesh Yogi della cui scuola di pensiero della "Rigenerazione spirituale" erano nel frattempo diventati adepti. Al ritorno dall'India, John e Paul volarono a New York per il lancio della loro società di produzione ribattezzata "Apple" e che aveva per simbolo una mela verde. Con la loro società, essi spiegarono, volevano dare la possibilità a tutti gli artisti che avevano qualcosa da dire, siano essi musicisti, scrittori, cineasti, di potersi esprimere senza passare dalla dura gavetta e dalla spasmodica ricerca di qualcuno che gli desse fiducia come era capitato a loro. Paul disse in una conferenza stampa che l'idea era quella di un "comunismo occidentale". Di fatto, l'attività principale della Apple fu la produzione dei loro dischi, che dal White album in poi iniziarono ad apparire con l'etichetta della mela verde tagliata a metà. Si trattò di un'impresa velleitaria che risucchiò molto denaro e dette risultati molto modesti rispetto alle aspettative artistiche, anche se alla fine uscirono per la Apple dischi di autori di talento, come il giovane James Taylor.
Con il contributo anche di molti brani composti durante il loro soggiorno presso l'ashram himalaiano del Maharishi, conclusosi con una certa delusione da parte loro, nacque il doppio The Beatles (soprannominato White Album per la copertina completamente bianca), uscito nel novembre del '68. Nel disco è evidente che il gruppo stesse perdendo la sua coesione. Ogni brano riportò infatti l' identificabile cifra stilistica del suo autore e sottolineò, piuttosto impietosamente, che le opzioni musicali di ognuno di loro si stavano divaricando fino a diventare inconciliabili, ma anche in positivo il prepotente emergere come compositore di George Harrison. Sua infatti la notevole "While my guitar gently weeps", che si segnalò anche per l'inedita presenza alla chitarra solista di Eric Clapton.
Ma il disco non riscosse lo stesso consenso dei precedenti, e loro stessi osservando il panorama musicale contemporaneo si accorsero che un buon numero di artisti emergenti aveva pubblicato album contenenti sonorità più innovative e sofisticate, grazie ad una virtuosità musicale degna almeno dei collaboratori di Miles Davis. In quel periodo i percorsi della musica cosidetta "alta" e della musica "bassa", per così dire, si incrociarono e da questi accostamenti nacquero progetti, suite, opere sempre più avveniristici. I Beatles capirono che, forse, non erano più loro a condurre la locomotiva dei mutamenti musicali.
Per questi motivi e per rimediare ai sempre più frequenti contrasti interni (dovuti anche alla presenza ingombrante della nuova compagna di Lennon, Yoko Ono), nacque l'idea di "tornare alle origini" con un disco più spontaneo e meno ricercato, registrato in diretta senza le ricercatezze e le elaborazioni in studio dei loro ultimi lavori. Il progetto, dal nome Get Back, prevedeva anche un film sulla realizzazione e un ritorno ad una performance dal vivo.
Le riprese delle sedute di registrazione furono affidate al regista Michael Lindsay Hogg. Venne così immortalato un litigio tra Paul e George a proposito del modo in cui il chitarrista "interpretava" la musica di McCartney: un episodio che ben rifletteva le tensioni latenti nel gruppo. Le riprese, iniziate negli inospitali studi cinematografici di Twickenham a Londra, poi abbandonati per uno studio casalingo alla Apple in Savile Row, sarebbero diventate un film uscito con lo stesso titolo dell'album, destinato a restare - e a farli restare - nella storia della musica pop. Dopo molte ipotesi, tra cui quello di tenere un concerto di chiusura su una nave o suonando in un locale "a sorpresa" e all'insaputa del pubblico, il palcoscenico, l'ultimo stage, divenne la terrazza del loro quartier generale londinese, la Apple, al numero 3 di Savile Row, dove, il 30 gennaio del 1969, ebbe luogo il loro ultimo concerto dal vivo .
Il pubblico era costituito, oltre che dagli operatori addetti alle riprese cinematografiche del concerto, da una manciata di curiosi, per lo più impiegati dello stesso stabile accorsi fra i comignoli senza forse immaginare che sarebbero stati testimoni di un evento. Per strada, per contro, decine di bobbies faticavano a tenere a bada ancora una volta (l'ultima) nugoli di fans che avevano appreso in qualche modo la notizia della performance.
Ma subito dopo l'interesse dei quattro per Get Back calò e si dedicarono a diversi progetti solisti che avevano già pronti nel cassetto.
La fine
Pochi mesi dopo i quattro tornarono in studio per un nuovo album: richiamarono George Martin, che li aveva abbandonati dopo il White Album stanco dei continui litigi, e produssero con un ultimo sforzo Abbey Road, il testamento artistico che si pose forse al vertice della loro arte.
Dopo l'uscita di Abbey Road, Harrison e Lennon (all'insaputa di McCartney) chiamarono l'affermato produttore Phil Spector per affidargli i nastri di Get Back: Spector rielaborò radicalmente molte canzoni, ma ebbe il merito di rendere vendibile del materiale spesso troppo grezzo.
Il prodotto è l'album Let It Be, che uscirà un mese dopo l'intervista con cui McCartney annunciò l'abbandono del gruppo. Fu l'atto finale.
Seguiranno diverse cause legali, ma anche quattro carriere soliste certo non paragonabili tra loro (e spesso neppure a quella del complesso unito), ed una eredità pesantissima.
"Mitologia"
Le molte (e controverse) informazioni sul gruppo nel suo insieme o sui singoli componenti - rilanciate dalla stampa specializzata e non in una sorta di caleidoscopico tam-tam mediatico - hanno spesso generato leggende e falsi miti tra coloro che nel corso degli anni ne hanno seguito vita e carriera.
"Paul is dead"
La leggenda più nota, forse la prima leggenda metropolitana del rock, fu quella della morte di Paul McCartney (Paul Is Dead, PID): nel 1969 fu fatta circolare una voce secondo la quale il bassista sarebbe deceduto nel 1966 in un incidente stradale, e sarebbe stato sostituito da un sosia. La leggenda fu poi smentita, ma in qualche modo continuò a suscitare dubbi e interrogativi; alcuni accusarono gli stessi Beatles di averla alimentata di proposito; se ad esempio si ascoltano al contrario i secondi finali della canzone I'm So Tired si può sentire John Lennon pronunciare le parole "Paul is dead, miss him... miss him" ("Paul è morto, mi manca... mi manca"). Altri divertenti "indizi" inseriti nei pezzi per alimentare la fantasia dei fan si possono trovare in Glass Onion (White Album), dove Lennon dice: " [...] Well here's another clue for you all, The walrus was Paul." ("C'è un altro indizio per tutti voi, il tricheco era Paul.") o nel pezzo di Ringo Starr Don't Pass me by, dove canta: "you were in a car crash and you lost your hair [...]" ("hai avuto un incidente in macchina e hai perso i capelli"). Inoltre la copertina dell'album 'Abbey Road' mostra i quattro che attraversano la strada, fra di loro solo Paul è scalzo e l'automobile sulla sinistra comprende, nella targa, la scritta "28 IF". In effetti, in caso di morte di Paul Mc Cartney, il Beatle avrebbe avuto 28 anni. Inoltre John, vestito di bianco, rappresenterebbe il prete che celebra i funerali di Paul, Ringo, con l'abito scuro l'impresario delle pompe funebri e George, in jeans e camicia, il becchino.
Il "quinto Beatle"
Per molti, la ditta Beatles avrebbe potuto chiamarsi tranquillamente Lennon-McCartney: i due firmavano ufficialmente insieme musica e parole della maggior parte dei brani, anche di quelli composti singolarmente, ma soprattutto di tutti i brani più noti.
Ma il contributo degli altri due fu comunque determinante: Harrison compose una serie di canzoni di ottima qualità e introdusse le sonorità indiane poi divenute celebri. Ringo Starr, autore in proprio soltanto di due brani, mise di suo una voce particolare e una predisposizione alla comicità ed una simpatia che funse da collante anche in diversi momenti di crisi, oltre ad uno stile batteristico semplice ma efficace, che il big beat in un certo senso farà suo.
Non paghe di setacciare ed inventare le biografie dei quattro, la stampa e la mitologia hanno creato la figura del "quinto Beatle" come personaggio a cui accreditare una parte di rilievo nel percorso artistico e personale del gruppo: un appellativo di volta in volta attribuito a diverse figure che ruotano intorno alla storia del gruppo, ciascuno con la propria importanza.
Sono stati definiti a turno "quinto Beatle" Stuart Sutcliffe, per la sua forte personalità e perché da lui dipese l'idea del look poi caratteristico; Pete Best, licenziato ad un passo dalla fama; il manager Brian Epstein; il produttore George Martin, forse con più ragione che negli altri casi dato il fondamentale apporto musicale; Yoko Ono, che negli ultimi anni divenne presenza fissa nella vita di John Lennon e, loro malgrado, degli altri tre; Billy Preston, tastierista che si aggiunse al complesso per le registrazioni di Let It Be (uno dei pochissimi musicisti esterni, orchestrali esclusi, a suonare nei dischi dei Beatles); il dj americano Murray the K, che seguì il complesso nel tour USA del 1964 (il primo) e soprattutto venne nominato il quinto beatle uno dei più grandi calciatori, il nord-irlandese George Best, il primo giocatore di calcio ad indossare i panni della pop star.
Importanza musicale e culturale
Il lascito artistico
Il nome stesso del gruppo evoca l'humus musicale in cui erano cresciuti: la Musica Beat (o Merseybeat, dal nome del fiume Mersey che attraversa la loro città natale), un nome collettivo che richiamava impropriamente la corrente letteraria statunitense, ma in realtà si riferiva al battito come unità del ritmo.
Ma, a differenza di quelle dei gruppi coevi, fin dall'inizio le canzoni dei Beatles non si limitavano ad attingere dal blues e dal rock 'n' roll, ma includevano diverse influenze musicali: dallo skiffle (una forma di Folk importata dagli USA), allo stile Motown.
A questa varietà di stimoli si aggiunsero via via il rapporto con Bob Dylan, il confronto a distanza con i Beach Boys, con i Monkees e con i Byrds, i loro veri rivali musicali, la fascinazione per l'India e per le avanguardie musicali e per tutti i movimenti nascenti ma ancora sotterranei o poco noti (basti pensare alla comunità hippy di San Francisco visitata dai Beatles per trarne una fonte di ispirazione). Tutti fattori che contribuirono, direttamente o indirettamente, alla nascita di uno stile Beatles che trascendeva i limiti dei generi. I "Fab Four" Le innovazioni nel campo della melodia hanno di fatto creato la moderna musica pop, permettendo al rock di fiorire come ambito musicale a sé stante e di diventare anche forma d'arte.
Le canzoni dei Beatles - spesso accostate a quelle di altri grandi autori di motivi di forte impatto popolare come Cole Porter, Irving Berlin e George Gershwin - sono considerate fra le più importanti composizioni del XX secolo e tali da costituire un patrimonio unico in grado di elevare il rock allo stesso piano di generi musicali ritenuti, prima del loro avvento, più nobili.
Fondamentale fu anche l'apporto nel campo delle innovazioni tecnologiche per la registrazione e la manipolazione del suono, nonché la cura nell'ottenerne la migliore qualità.
Durante gli anni trascorsi dal gruppo negli studi di Abbey Road, proprio per rendere possibili le loro idee musicali, furono elaborate soluzioni sonore, dispositivi e tecniche ancora in uso dopo decenni, nonostante il progresso abbia nel frattempo portato, dai preistorici registratori a nastro a quattro piste, dai semplici oscillatori audio e dai microfoni Neumann a valvole, all'uso dei computer e delle tecnologie digitali.
A parere di molti critici la qualità del suono registrato nelle tracce di Sgt. Pepper non ha nulla da invidiare alle registrazioni che si ottengono attualmente grazie ai supporti digitali, una qualità apprezzabile sia con il semplice ascolto sia con una analisi spettrale della dinamica sonora.
Fondamentale per il sound psichedelico di alcuni brani dei Fabs (Tomorrow Never Knows, Lucy in the Sky with Diamonds,...)era il contributo di Paul McCartney, che riusciva a creare suoni mai incisi prima, grazie ai "tape-loops". McCartney, trascorreva parte del suo tempo, durante le incisioni, a registrare, con un semplice riproduttore, suoni naturali, percorrendo sentieri di boschi, strade trafficate di città, luoghi pubblici. Il tutto, trasportato su nastro, sarebbe poi stato esaminato scrupolosamente al fine di comporre, come in una sorta di collage, suoni inediti.
Vi era, quindi, un meticoloso e interessante lavoro che consisteva nell'ascoltare migliaia di frammenti di nastro che venivano poi scelti, uniti e mixati. Validi esempi sono le sonorità diffuse da brani come Tomorrow never knows, Yellow submarine e dagli album a partire dal Sgt. Pepper's. Esistono suoni su quest'ultimo che le sofisticate tecnologie odierne non sono ancora riuscite a riprodurre. I Beatles possono essere definiti i "traghettatori" della musica leggera, avendo condotto per mano sia il pubblico sia il carrozzone musicale nel passaggio dal Rock and Roll al Pop-Rock moderno. Inoltre sono riusciti a coniugare un prodotto commerciale, fruito da una ampia massa di consumatori e perciò tendenzialmente di facile ascolto, con alcune opere sorprendentemente complicate dall'anelito di innovazione e di ricerca esplorativa che li sospingeva.
Eredità culturale
Le immagini che più rappresentano l'impatto dei Beatles nella società del loro tempo sono le scene di isteria collettiva che accompagnavano i loro concerti e i loro trasferimenti nei (magici e misteriosi) tour da un continente all'altro.
Francobollo dedicato allo
"Yellow submarine"
Furono immediatamente un fenomeno commerciale di vastissima eco, con dirette influenze sul costume: gli stivaletti in pelle neri e gli abiti scuri abbottonati in alto, le zazzere a caschetto, inventate quasi per caso al tempo dei loro concerti di esordio, nelle balere dell'angiporto di Amburgo all'inizio degli anni '60. Ai Beatles ed alla Beatlemania è associato lo splendore della ritrovata Swingin' London uscita dal buio del dopoguerra, con le minigonne a quadretti in bianco e nero inventate da Mary Quant, indossate da Twiggy ed esposte nei mercatini di Carnaby Street.
Ma successivamente l'immagine dei Beatles fu contigua a manifestazioni culturali internazionali come la psichedelia, il Flower Power e la cultura Hippy; le loro copertine diventarono esse stesse oggetti d'arte, proprio mentre fiorì la Pop Art di Andy Warhol. I Beatles incarnarono la gioventù occidentale nella propria presa di coscienza, intesa in ogni senso: estetica (i capelli lunghi, gli abiti), artistica (le influenze musicali, che ormai si aprirono anche verso la musica indiana e l'avanguardia), politica (il pacifismo e l'opposizione alla guerra del Vietnam). Se Paul fece fatica a scrollarsi di dosso l'etichetta del Beatle "bello" e del compositore di canzoni sdolcinate e frivole, John non fece proprio nessuna fatica ad auto appiopparsi quella dell'intellettuale rivoluzionario un po' stravagante e contradditorio, sia per l'elevata qualità delle sue musiche e dei suoi testi e sia per il suo ruolo pubblico di leader del movimento hippy, del movimento pacifista, di quello comunista-radicale (ma in "Revolution" sembrava non condividere i metodi massimalisti-maoisti), per l'appoggio alle pantere nere e ai movimenti protestanti a favore dei diritti dei neri e di emancipazione delle donne.
Se si tiene conto delle circa duemilacinquecento versioni che sono state incise della loro canzone Yesterday, avanzare paragoni o suggerire accostamenti - come quello già citato fra i Beatles e Gershwin - può sembrare in fin dei conti paradossale; ma quanto testimoniato dallo scrittore e pittore Carlo Levi può aiutare a capire meglio e a decifrare in maniera più approfondita il fenomeno Beatles.
| « Nei Beatles c'è un'eco di Stravinskij; sia negli uni che nell'altro vi è un languore che non si sa se attribuire più ad un'acerba giovinezza che ad un senso di mortale stanchezza » |
| (Carlo Levi) |
Componenti del gruppo e collaboratori
I componenti del gruppo erano:
- John Lennon (John Winston Lennon, Liverpool, UK, 9 ottobre 1940 - New York, USA, 8 dicembre 1980). Voce solista, suonava la chitarra ritmica, l'armonica e il pianoforte ed il banjo ( strumento con cui venne a contatto con la musica ); era - insieme a Paul McCartney - l'autore della maggior parte dei brani. Fu ucciso davanti al Dakota Building [1] di New York, dove abitava, l'8 dicembre 1980 da Mark David Chapman, un suo squilibrato ammiratore.
- Paul McCartney (James Paul McCartney, Liverpool, UK, 18 giugno 1942). Basso, voce solista, chitarra, pianoforte, batteria e, talvolta, il mandolino; condivide insieme a John Lennon la paternità della stragrande maggioranza dei brani dei Beatles; dopo i Beatles fondò il complesso dei Wings, sciolto nel 1980. È tuttora in piena attività. Particolare curioso: sua è la batteria in Back in the USSR, Dear Prudence e The Ballad of John and Yoko, brani registrati in assenza di Ringo Starr.
- George Harrison (Liverpool, UK, 25 febbraio 1943 - Los Angeles, USA, 29 novembre 2001). Chitarra solista, sitar, talvolta voce solista e autore dei brani. Suoi sono brani spesso innovativi e diversi dalla linea melodica del gruppo, come Don't Bother Me o Within You Without You. Per i Beatles ha scritto, tra l'altro, anche While My Guitar Gently Weeps e Something. È morto il 29 novembre 2001 durante un soggiorno a Los Angeles (California) a causa di un carcinoma maligno. (Harrison ha sempre sostenuto di essere nato il 24 febbraio del 1943, sostenendo che il suo certificato di nascita fosse sbagliato, ma non gli è mai importato molto di correggere tale errore della sua biografia, per cui la data del 25 febbraio è valida).
- Ringo Starr (Richard Starkey jr., Liverpool, UK, 7 luglio 1940). Batteria, percussioni e talvolta voce solista. Compose durante la sua carriera nei Beatles due canzoni soltanto: Don't Pass Me By e Octopus's Garden (scritta durante un soggiorno in Sardegna), che divenne molto celebre in tutto il mondo. Venne scelto anche come voce solista in Act Naturally, Yellow Submarine e With a Little Help From My Friends. Rivelatosi particolarmente portato alla recitazione, fu il protagonista del film Help!, e mentre faceva ancora parte del gruppo recitò nel film The Magic Christian insieme a Peter Sellers.
Quelli che seguono sono personaggi che hanno caratterizzato il gruppo sia prima della sua esplosione che durante la sua attività. Hanno preso parte a vario titolo alle vicende dei Beatles e sono, comunque, meritevoli di citazione.
- Stuart "Stu" Sutcliffe (Stuart Fergusson Victor Sutcliffe, Edimburgo, UK, 23 giugno 1940 - Amburgo, Germania, 10 aprile 1962). Considerato a lungo il "Quinto Beatle", "Stu" Sutcliffe - figlio di un marinaio scozzese che si stabilì a Liverpool dopo la guerra - conobbe il coetaneo John Lennon alla scuola d'arte di quella città. Bassista della band, quando i Beatles nel 1961 tornarono in Inghilterra rimase ad Amburgo per continuare i suoi studi artistici e soprattutto per amore di Astrid Kirchherr (Amburgo, Germania, 1938), la fotografa e stilista tedesca che inventò le pettinature del gruppo e con la quale si era fidanzato. Un aneurisma cerebrale uccise il giovane Stu nel 1962, che morì tra le braccia della sua fidanzata. Non fu mai trattato e considerato come amico da Paul, tant'è che fra i due nacquero spesso diatribe. Nonostante tutto, fu proprio Stu a dare inconsapevolmente inizio alla moda del "Taglio Beatle", sperimentando per primo il nuovo quanto strano look; da lui copiò il resto dei Beatles. Divenne con il tempo uno fra i migliori amici di John, tant'è che questi, in sua memoria, volle inserire il suo volto nulla copertina dell'album Sgt Pepper.
- Pete Best (Peter Randolph Best, Madras, India, 24 novembre 1941). Batterista, era uno dei migliori strumentisti (nonché uno dei più famosi musicisti) di Liverpool. Molto del successo iniziale dei Beatles prima delle prime incisioni discografiche fu dovuto proprio alla sua notorietà. Per motivi mai del tutto chiariti, fu "licenziato" da John Lennon e Paul McCartney qualche settimana prima della messa sotto contratto da parte della Parlophone (agosto 1962). La responsabilità sembra potersi attribuire tuttavia a George Martin, che dopo il primo provino della band non era soddisfatto delle sue capacità (vedi sotto). Il posto di Pete fu preso da Ringo Starr. Successivamente, pur non rimanendo mai del tutto fuori dalla scena musicale, si impiegò in un ufficio pubblico a Liverpool, dove rimase fino alla pensione. Recentemente, dopo la pubblicazione, da parte dei Beatles superstiti, di alcuni brani inediti che lo vedevano alla batteria, pare che Pete Best sia stato gratificato di un assegno dell'ordine del milione di sterline, risarcimento postumo per il licenziamento imprevisto di più di trent'anni prima.
- Andy White (1930). Batterista professionista, session-man della EMI. Negli anni '60 era consuetudine registrare in studio usando strumentisti professionisti da sala, e i Beatles non sfuggirono alla prassi: siccome George Martin, dopo la prima audizione non aveva apprezzato il lavoro di Best alla batteria, non informato del cambio di batterista che intervenne prima della seduta di registrazione concordata, chiamò Andy White a incidere la batteria in Love Me Do e in P.S. I Love You, mentre Ringo fu dirottato a suonare il tamburello. Successivamente Ringo re-incise la batteria per quei brani. La batteria nella versione conosciuta di Love Me Do, comunque, è quella incisa da Andy White.
- Jimmy Nicol (Liverpool, UK, 3 agosto 1939). Batterista. Abbastanza noto sulla scena di Liverpool, fu scelto da Brian Epstein - di comune accordo con i Beatles ma con qualche riluttanza soprattutto da parte di George Harrison - per sostituire Ringo Starr, operato alle tonsille, durante il tour del 1964. Nicol si esibì nei concerti di Copenaghen (Danimarca), Hong Kong, e in quattro concerti australiani, tre a Sydney e uno a Melbourne. Sua l'espressione ricorrente "It's getting better" che ha dato titolo all'omonimo brano incluso in Sgt. Pepper's lonely hearts club band.
- Billy Preston (William Everett Preston, Houston, Texas, USA, 9 settembre 1946 - Scottsdale, Arizona, USA, 5 giugno 2006). Tastierista jazz-blues, ha collaborato con i Beatles nell'ultimo periodo di attività del gruppo. È, tra l'altro, l'unico musicista con il quale i Beatles abbiano condiviso il nome sull'etichetta di un disco: il singolo Get Back (1969), infatti, figura eseguito da «I Beatles con Billy Preston». Ha collaborato anche a brani come Let it Be, I Me Mine e I've Got a Feeling. In seguito, avrebbe avuto un discreto successo come autore di You're So Beautiful (scritta per Joe Cocker) e come interprete, in coppia con Syreeta Wright, del brano With You I'm Born Again (1980). Deceduto nel 2006 dopo alcuni mesi di coma, a causa di complicanze di una ipertensione maligna.
Due persone in particolare, tra le molte che circondavano il quartetto, ebbero un peso determinante:
- Brian Epstein (Brian Samuel Epstein, Liverpool, UK, 19 settembre 1934 - Londra, UK, 27 agosto 1967), di origini ebraiche, titolare di un negozio di dischi a Liverpool, fu lo "scopritore" del complesso, di cui diventò manager alla fine del 1961. Fu per tutta la vita emarginato dal resto dalle altre persone a causa della sua omosessualità tranne che dal suo caro amico John, peraltro amico anche di altri cantanti e di altri attori con tendenze omosessuali e bisessuali; quando John venne a sapere che era in corso la stesura per un libro sulla sua vita, scherzò pesantemente sul titolo da affibbiargli. Il libro poi uscì, con il titolo: "A cellarful of noise", che John parodiò in "A cellarful of boys". Curò gli interessi del gruppo (talvolta in modo avventato ed inesperto) fino alla morte, avvenuta per overdose di medicinali, forse intenzionale.
- George Martin (Londra, UK, 3 gennaio 1926) fu il produttore di tutti gli album dei Beatles (con l'eccezione di Let It Be). Di formazione classica, è considerato da molti la persona che fu capace di tradurre le idee dei quattro, del tutto digiuni di teoria musicale, negli arrangiamenti divenuti storici e nell'innovativa tecnica del suono. Il merito del successo dei Beatles è in parte suo, comportandosi nei loro confronti come un padre, talvolta generoso e talvolta rude. Collaborò anche con i Beach Boys.
Discografia
La discografia si basa sulle edizioni inglesi degli album (spesso venivano modificati e rititolati per l'uscita in USA), che sono alla base delle riedizioni in compact disc.
Data la rarità di apparecchi stereofonici, i Beatles e il loro produttore George Martin si applicarono tardi a produrre master stereofonici dei brani. Così i primi quattro album furono pubblicati in mono, ed anche i CD da essi ricavati sono monofonici.
Molti singoli contengono brani di grande importanza e fama non usciti su album. La EMI ha provveduto a rendere reperibili tutti i singoli su CD con due raccolte.
Al catalogo ufficiale si aggiungono alcune raccolte che si distinguono dalle altre (mere ricompilazioni di brani già editi) per alcune caratteristiche particolari. Vanno ricordati i due doppi album di raccolte: 1962-1966 (noto come The Red Album) e 1967-1970 (noto come The Blue Album) a cui vanno aggiunti i due album Past Master Volume 1 e Past Master Volume 2. In questo modo, con gli album "inglesi" si hanno a disposizione tutte le canzoni dei "fab four" non pubblicate su questi.
Studio
Nella lista degli album inglesi si comprende per tradizione il doppio EP Magical Mystery Tour, che in USA uscì come album con l'aggiunta di brani già pubblicati su singolo: tale versione è alla base dell'edizione su compact disc.
Tutti i dischi fino a Magical Mystery Tour uscirono su etichetta EMI/Parlophone. Dal White Album in poi uscirono su etichetta Apple, di proprietà degli stessi Beatles, ma in realtà si trattava comunque di edizioni EMI.
- Please Please Me - 22 marzo 1963
- With the Beatles - 22 novembre 1963
- A Hard Day's Night - 10 luglio 1964
- Beatles for Sale - 4 dicembre 1964
- Help! - 6 agosto 1965
- Rubber Soul - 3 dicembre 1965
- Revolver - 5 agosto 1966
- Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band - 1° giugno 1967
- Magical Mystery Tour (doppio extended play) - 8 dicembre 1967
- The Beatles (doppio LP, più noto col nome di White Album) - 22 novembre 1968
- Yellow Submarine - 13 gennaio 1969
- Abbey Road - 26 settembre 1969
- Let It Be - 8 maggio 1970
Singoli
I singoli originariamente pubblicati furono monofonici fino a Get Back. The ballad of John & Yoko fu il primo singolo uscito in versione stereo.
Tutti i singoli fino a Lady Madonna uscirono su etichetta EMI/Parlophone. Da Hey Jude in poi uscirono su etichetta Apple, di proprietà degli stessi Beatles, ma in realtà si trattava comunque di edizioni EMI. le canzoni totali effettive dei beatles(raccolte escluse..) sono203
- Love Me Do / P.S. I Love You - 5 ottobre 1962
- Please Please Me / Ask Me Why - 11 gennaio 1963
- From Me to You / Thank You Girl - 11 aprile 1963
- She Loves You / I'll Get You - 23 agosto 1963
- I Want To Hold Your Hand / This Boy - 29 novembre 1963
- Can't Buy Me Love / You Can't Do That - 20 marzo 1964
- A Hard Day's Night / Things We Said Today - 10 luglio 1964
- I Feel Fine / She's A Woman - 27 novembre 1964
- Ticket To Ride / Yes It Is - 9 aprile 1965
- Help! / I'm Down - 23 luglio 1965
- We Can Work It Out / Day Tripper (doppio lato A) - 3 dicembre 1965
- Paperback Writer / Rain - 10 giugno 1966
- Eleanor Rigby / Yellow Submarine (doppio lato A) - 5 agosto 1966
- Strawberry Fields Forever / Penny Lane (doppio lato A) - 17 febbraio 1967
- All You Need Is Love / Baby You're A Rich Man - 7 luglio 1967
- Hello Goodbye / I Am The Walrus - 24 novembre 1967
- Lady Madonna / The Inner Light - 15 marzo 1968
- Hey Jude / Revolution - 30 agosto 1968
- Get Back / Don't Let Me Down - 11 aprile 1969
- The Ballad of John and Yoko / Old Brown Shoe - 30 maggio 1969
- Something / Come Together (doppio lato A) - 31 ottobre 1969
- Let it Be / You Know My Name (Look Up The Number) - 6 marzo 1970
- The Long And Winding Road / For You Blue - (maggio 1970)
- Michelle
- Yesterday
Raccolte
- Past Masters, Volume One - 7 marzo 1988 (periodo 1962-1966)
- Past Masters, Volume Two - 7 marzo 1988 (periodo 1967-1970)
- Compilation nate con lo scopo di rendere disponibile su CD tutte le canzoni non pubblicate all'interno di album dal 1962 al 1970. Contengono tutti i singoli (comprese le versioni alternative di Get Back e Let It Be), le versioni in tedesco di She Loves You e I Want To Hold Your Hand, i 4 brani dell'EP Long Tall Sally del 1964 e la versione originale di Across The Universe, originariamente uscita in No One's Gonna Change Our World, una compilation benefica di artisti vari.
- Live at the BBC - 30 novembre 1994
- 69 brani registrati dal vivo per vari show della BBC. Importante perché unico documento ufficiale dal vivo (escludendo i brani dell'ultimo concerto), e perché contiene alcune canzoni scritte ed eseguite solo qui, prima di essere cedute ad altri artisti.
- Anthology 1 - 21 novembre 1995 (periodo 1958-1964)
- Anthology 2 - 18 marzo 1996 (periodo 1965-1968)
- Anthology 3 - 28 ottobre 1996 (periodo 1968-1970)
- Materiale inedito, frammenti di conversazioni, versioni alternative e di prova di brani dall'intera carriera del gruppo. A differenza di analoghe operazioni, l'interesse storico è molto alto, perché è possibile seguire spesso l'evoluzione di un brano e il metodo di lavoro del gruppo, grazie anche alle note di copertina. Sono presenti anche i due "nuovi" brani incisi dal gruppo: Free As A Bird e Real Love, ottenuti con sovraincisioni su registrazioni domestiche di John Lennon fornite dalla vedova Yoko Ono.
- Yellow Submarine Songtrack - 13 settembre 1999
- Non è una riedizione della colonna sonora, ma la compilation di tutte le canzoni presenti nel film (riproposto in quell'anno nelle sale in versione restaurata), per l'occasione remixate dai nastri originali.
- The Beatles 1 - 13 novembre 2000
- Compilation con le 27 canzoni da singolo che raggiunsero la vetta della classifica. Non ci sono inediti, ma tutti i brani sono stati rimasterizzati, per una qualità superiore a quella degli album editi in CD nel 1988.
- Let it Be... Naked - 17 novembre 2003
- Riedizione dell'ultimo album pubblicato, nella forma in cui Paul McCartney intendeva inizialmente, senza l'intervento di Phil Spector (che modificò interi brani su mandato di George Harrison e John Lennon, mesi dopo che il progetto era stato abbandonato). L'aderenza all'idea originaria, viste anche le note di Lewisohn e le Anthology, è stata messa in dubbio da molti critici ed esperti.
- Una raccolta di 26 canzoni editate e remixate attraverso le registrazioni originali degli Abbey Road Studios da George Martin (detto anche il "quinto Beatle") e il figlio Giles sotto richiesta di Paul McCartney Ringo Starr e dalle signore Lennon e Harrison. L'album esce in collaborazione con il Cirque du Soleil, e risulta essere pieno di sorprese, album che tenderà ad essere un'icona delle collezioni dei Beatles, tra l'altro primo album in qualità dolby digital 5.1.
Live
Escludendo i bootlegs, solo due album restano delle registrazioni dei loro concerti dal vivo:
- The Beatles Live! at the Star Club in Hamburg, Germany; 1962 - 1° maggio 1977
- Contiene 27 canzoni registrate mediante un magnetofono da Kingsize Taylor, cantante dei Dominoes di Liverpool che si esibivano negli stessi giorni ad Amburgo. I nastri furono acquistati da un ex manager dei Beatles, Alan Williams, dopo lo scioglimento del gruppo e pubblicati dalla RCA. La qualità del disco è quindi pari a un bootleg ma l'atmosfera e l'energia che si percepisce è esplosiva.
- The Beatles At The Hollywood Bowl - 6 maggio 1977:per maggiori informazioni vedi l'apposita voce.
Vale comunque la pena citare anche il film sul concerto allo Shea Stadium:
- The Beatles At The Shea Stadium - 1966
- Il 15 agosto 1965 i Beatles si esibirono a New York davanti a 55.600 spettatori deliranti nel più grande concerto mai tenuto fino ad allora. L'evento fu eccezionalmente ripreso in un documentario per la TV di 48 minuti. Esistono due bootlegs con questo titolo, uno dei quali però contiene solo sei brani e per giunta non registrati allo Shea Stadium ma all'Hollywood Bowl!
Filmografia
Fin dagli esordi la personalità dei quattro, e l'immagine mediatica che li aveva resi famosi, ispirarono la possibilità di sfruttare anche cinematograficamente la notorietà del complesso.
Nacquero così due pellicole, A Hard Day's Night (1964) e Help! (1965), entrambe firmate da Richard Lester. Il noto regista fu capace di ricavare da un fenomeno all'epoca ancora potenzialmente effimero come la Beatlemania due opere molto apprezzate dalla critica, ancora oggi considerate fondamentali per la storia del cinema musicale.
La successiva incursione del gruppo nella celluloide fu con un anarchico e scombussolato film per la televisione, Magical Mystery Tour, diretto dai quattro Beatles e andato in onda il giorno di Santo Stefano del 1967. Gli ascolti e le critiche furono molto deludenti, anche se il film è stato in parte rivalutato per l'interesse storico e documentario. Il progetto, nato dopo il suicidio di Brian Epstein, soffre di una mancanza di direzione: alcune voci critiche ritengono che sia stato un progetto essenzialmente di Paul, che non aveva idea della complessità di un simile lavoro.
Forse per questo fiasco, ma più probabilmente perché il progetto non interessava loro ma erano costretti a fare un altro lungometraggio, i quattro si dedicarono poco a Yellow Submarine diretto da George Dunning per la parte d'animazione, e da Dennis Abey: i Beatles si limitarono a fornire solo 4 nuovi brani (alcuni dei quali erano scarti delle sessioni per i dischi precedenti). Ciononostante il film, uscito nel 1968, ebbe un grande successo e segnò una tappa importante per il cinema d'animazione.
L'ultimo film dei Beatles corrisponde a quello che fu il loro ultimo concerto, e cioè fu il documentario che porta il titolo di Let it Be diretto da Michael Lindsay-Hogg nel 1969, che ebbe una irregolare distribuzione nell'aprile 1970, dopo cioè lo scioglimento informale del gruppo, pur essendo stato girato un anno e mezzo prima, durante la lavorazione del progetto Get Back.
Un altro capolavoro è il musical Across the Universe, un musical con solamente canzoni e riferimenti alla celebre band di Liverpool e agli anni '60.
I Beatles in italiano
Le canzoni dei Beatles sono state spesso tradotte in italiano (i Meteors hanno dedicato al gruppo un intero album, intitolato Beatlesmania, nel 1965); di seguito riportiamo un elenco non esaustivo delle principali cover (con l'indicazione del titolo in italiano, dell'interprete e dell'anno di pubblicazione).
Anno | Titolo originale | Titolo italiano | Autore del testo in italiano | Esecutori |
1963 | Please please me | Please please me | Danpa | Fausto Leali |
1964 | She loves you | Lei ti ama | Giuseppe Cassia e P. Salinelli | Fausto Leali |
1964 | From me to you | Cambia tattica | Vito Pallavicini | Ricky Gianco |
1964 | All my loving | Non cercarmi | Vito Pallavicini | Ricky Gianco |
1965 | I should have known better | Cerca di capire | Don Backy | Dino |
1965 | Yesterday | Ieri | Marcello Minerbi e Tullio Romano | Los Marcellos Ferial (e, nel 1970, Claudio Villa) |
1965 | I feel fine | Lasciami con lei, senza lei | Mogol | Meteors |
1965 | P.S. I love you | P.S. I love you | Pinchi | Riki Maiocchi |
1966 | Michelle | Michelle | Vito Pallavicini e Ricky Gianco | Don Miko, Augusto Righetti |
1966 | Girl | Girl | Mario Cenci | Peppino Di Capri |
1966 | Rain | Pioggia | Vito Pallavicini | Bushmen |
1966 | We can work it out | Nelle mani tue | Carlo Rossi | Mike Liddell e gli Atomi |
1966 | Norvegian wood | Se ritornerai | Domenico Seren Gay e Menegazzi | Camaleonti |
1967 | With a little help from my friend | Un piccolo aiuto dagli amici | Mogol | I soliti ignoti |
1968 | Hello goodbye | Hello goodbye | Mogol | Bit-nik |
1968 | I'll be back | Cos'hai | Rolando Giambelli | Rolando Giambelli |
1969 | Carry that weight | Il dubbio | Paolo Limiti e Felice Piccarredda | I Nuovi Angeli |
1969 | Yellow submarine | Yellow submarine | Mogol | Nada |
1969 | Ob-la-di, ob-la-da | Obladì Oblada | Paolo Limiti e Felice Piccarredda | I Nuovi Angeli, I Ribelli, Dino |
1970 | Oh darling | Oh darling | Luigi Albertelli | I Ribelli |
1970 | And I love her | La tua voce | Mogol e Don Backy | Patty Pravo |
1970 | Let it be | Dille sì | Cristiano Minellono | Patrick Samson |
1970 | I am the walrus | Non sono solo | Domenico Serengay | Uh! |
1971 | Here, there and everywhere | Una che dice di sì | Playboy | Gianni Morandi |
1979 | Here, there and everywhere | Se mai ti stancassi | Gian Pieretti | Laura Luca |
1983 | Golden slumbers | Non ti cambierei | Paolo Limiti e Felice Piccarredda | Fred Bongusto |
1988 | Let it be | Lato B | Vincenzo Ricotta | Powerillusi |